Voglio raccontarvi un’esperienza e lo faccio volutamente in italiano per condividerla il più possibile con tutti.
Il 9 febbraio si è concluso l’evento organizzato da BEA (Bunta Esperanto Asocio) come attività legata al progetto Erasmus+ Learn, Create, Share! in collaborazione con Centre Culturel Esperanto de Toulose (FR), Bjalistoka Esperanto Centro (PL), Germana Esperanto Asocio (DE) e Kosmo Strategio (UK). Oltre ad essere stata un’esperienza arricchente (questo accade praticamente sempre nel mondo esperantista) è stata anche, a mio modesto parere, un’esperienza che può designare una specie di modello.
Vi spiego il perché.
In quel fine settimana le associazioni coinvolte hanno goduto di un ambiente piacevole nel quale soggiornare, un appartamento B&B di design e confortevole appositamente affittato da BEA. Qui i partecipanti si sono trovati a condividere gli spazi in momenti comunitari che hanno permesso il rinsaldamento o la creazione di amicizie e l’elaborazione di nuovi progetti comuni.
Anche se in tempi diversi, è stato dato un po’ di spazio al turismo (opportunamente preparato con spiegazione in Esperanto). Inoltre l’8 sera, sabato, l’intero gruppo (circa 16 persone) ha partecipato a due eventi aperti al pubblico, il primo organizzato da BEA, l’altro dall’associazione ANPI (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) – Sezione Via del Pratello: entrambi le esperienze sono state molto arricchenti.
Il primo evento, organizzato in un vivaio libreria, ha preso spunto dal libro “Tutta quella brava gente” del collettivo di autori Marco Felder, un noir edito da Rizzoli che racconta la vita nella città di Bolzano profondamente condizionata dall’appartenenza linguistica. Nell’investigare su una serie di delitti occorsi in città, i due protagonisti si raccontano e raccontano nel frattempo la loro realtà quotidiana, a volte molto diversa da quella dipinta dagli stereotipi più comuni.
Verso la fine del romanzo appare un personaggio che parla Esperanto con la propria figlia e che le spiega ciò che questa lingua potrebbe rappresentare in un contesto conflittuale come quello da loro vissuto. Non propaganda l’Esperanto nel solito modo ma propone quasi sussurrando, direi piuttosto instillando il dubbio in chi legge, che davvero l’Esperanto possa essere la soluzione ai conflitti sociolinguistici.
Al dibattito, (moderato dallo scrittore Alex Boschetti) ha contribuito Jadel Andretto, uno degli autori del libro, e Gianfranca Gastaldi quale rappresentante di Nitobe, associazione impegnata nella sensibilizzazione rispetto ai temi della democrazia linguistica.
La discussione è stata molto ricca e interessante e ha dato modo di esporre in modo esauriente il punto di vista di chi, come me, è un’esperantista.
Non potete capire la mia gioia nel percepire da parte del pubblico un attento interesse verso l’Esperanto, un entusiasmo ben diverso dal solito.
Il secondo evento, organizzato dall’ANPI, prevedeva oltre ad un’ottima cena la presentazione di un calendario pensato e disegnato da una serie di artisti, tra cui Marco Ficarra, che riporta in alcune date gli eventi occorsi durante la Seconda guerra mondiale e quelli più salienti accaduti durante il periodo del movimento di Resistenza alle ingiustizie perpetrate dall’oppressore. Mi ha anche colpito il fatto che il calendario sia venduto insieme a un blocchetto di postit sul quale è possibile annotare avvenimenti di “resistenza” riguardanti la propria vita.
Il tema della Resistenza ieri e oggi è insomma stato pervasivo rispetto a tutta la seconda parte della serata. Si sono susseguite infatti molte testimonianze di resistenza ambientate ai giorni nostri, a sottolineare che chi ha militato nella resistenza non si limita a celebrare il passato ma continua a combattere le ingiustizie quotidianamente.
Per finire domenica mattina tutto il gruppo ha partecipato a una sessione di formazione su alcune teorie sull’apprendimento. Al termine della sessione abbiamo guardato un breve video creato da BEA sulle caratteristiche che deve avere un formatore.
Nel pomeriggio infine di nuovo un po’ di turismo e poi i saluti, nella speranza di poter ripetere più volte ancora questo tipo di esperienza.
Paola Nigrelli
(esperantista di lungo corso e membro dell’associazione Bunta esperanto)